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Esami in sormontabili

Una giovane studentessa al primo anno di università mi ha contattato chiedendomi di aiutarla ad affrontare gli esami di fine anno che avrebbe dovuto sostenere a breve, al solo pensiero di affrontarli per lei era un vero incubo, una serie di credenze e convinzioni limitanti depotenzianti la intrappolavano in una spirale che lentamente la trascinavano sempre più verso il basso, ecco il suo feedback ancor prima di conoscere l’esito della sessione d’esame.

Non posso dire se fosse il fondo, ma sicuramente era il punto più basso della mia vita il luogo che mi ha fatto rendere conto che necessitavo di una spinta per risalire. Come molte altre storie, la mia è iniziata molto tempo fà, ed io neanche me ne ero resa conto. Una discesa dolce e quasi impercettibile. Una coreografia di abitudini e pensieri che mi illudevano di avere il controllo, di riuscire a gestire tutto, una sicurezza che cercavo disperatamente. Peccato che fosse come se indossassi un’armatura d’oro per nuotare, invece di difendermi, mi faceva annegare.

Il mio incontro con Mauro è stato quasi casuale, ma facilitato dalle persone che mi vogliono bene, e penso che sia importante sottolinearlo perché il loro contributo e sostegno è stato sempre presente ed essenziale. Mauro è stato in grado di mostrarmi questa armatura che mi ero creata, quella serie di azioni controproducenti che ogni giorno ripetevo. Le mie in realtà erano quasi piccole ossessioni, soprattutto basate sulla mia idea di quello che gli altri potessero pensare di me.

Penso che la capacità di Mauro che mi ha stupito di più è saper vedere il disegno più ampio. Non nascondo che spesso non mi era chiaro dove stessimo andando o quanto potessimo essere vicino alla metà, in realtà a volte non ero neanche sicura della meta. È ora facile immaginare che per una come me, che si sforza ogni secondo di vestire le vesti di indovina e stratega pur di avere il controllo, quanto fosse disorientante e spaventosa questa sensazione di ignoto, questa necessità dovuta al percorso stesso di fidarsi e di abbandonare i punti di riferimento.

Per ricostruire ho dovuto distruggere, eliminare e cambiare tanto, e non c’è niente di più ispirante ma allo stesso tempo intimorente di un campo vuoto, di una tela bianca. La spinta di cui avevo bisogno era di una sicurezza esterna, di un mentore che osservandomi demolire e ricostruire mi dicesse che non stavo sbagliando. Sono consapevole che in queste cose la linea del giusto e dello sbagliato è molto debole, che è riduttivo e quasi impossibile affidarsi a questi parametri, ma a me in qualche modo ha dato la sicurezza iniziale. Mauro è stato questo all’inizio, poi è diventato tanto altro, spesso anche solo un diario o uno specchio, un modo per ripercorrere e riosservare.

Ora non posso dire se il punto in cui sono sia la meta o solo l’inizio, ma sicuramente non sono sul fondo e neanche sul punto più basso, sto risalendo.”

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